Ricordate Eleonora Abbagnato nel videoclip del brano “Ad ogni costo”? Tre minuti tanto intensi da togliere il fiato ed entrare a pieno titolo, se pur in veste teatrale, nel Gala “Classic-Rock Dance da Mahler a Vasco Rossi” in scena per la prima volta al Ravello Festival sabato 4 agosto. Ripensato dal coreografo per il palcoscenico, il brano di Vasco mantiene l’idea di fondo che ha ispirato due anni fa la coreografia del videoclip. Ma affida tutto al movimento.
Via i cambi di costume e di scarpette, via le telecamere e i trucchi di montaggio: spazio alla danza e all’interpretazione dell’étoile.“L’idea alla base del videoclip, realizzato insieme al regista Stefano Salvati, di esprimere tre aspetti della femminilità è rimasta intatta – spiega Davide Bombana - ma il teatro è un altro mondo e il passaggio dallo studio alla scena ha richiesto un profondo lavoro di rivisitazione.
Il virginale, il passionale, l’irrazionale emergono così unicamente dal corpo in movimento, al di là di ogni accademismo. “Nel video clip volevo sottolineare l’idea della passione attraverso l’utilizzo delle punte per poi lasciare Eleonora a piedi scalzi nell’espressione dell’irrazionale – precisa – in questo caso, senza poter contare sull’editing, ho puntato solo sulla corografia riprendendo quel dialogo silenzioso tra coreografo e interprete che si era creato durante le riprese video”.
E aggiunge: “E’ stato come giocare a ping pong: io lanciavo uno spunto ed Eleonora coglieva e rilanciava”. Gonna ampia color avorio e corpetto bianco, l’ètoile danza in mezza punta. E’ una donna di oggi: passionale quasi come Medea, il ruolo che ha interpretato nell’omonimo balletto composto da Bombana per il Teatro Petruzzelli di Bari, vincitore del Premio Danza & Danza quale miglior produzione italiana di balletto 2011. “Il lavoro di un balletto a serata, per giunta tratto da una tragedia greca è diverso – spiega - ma anche una coreografia di tre minuti su musica di Vasco ha le sue difficoltà; il rischio è di cadere nello scontato e nel descrittivo”.
Si sono conosciuti al Teatro dell’Opera di Parigi nel 2004, in occasione di una creazione di Bombana per il Corpo di Ballo: “il rapporto professionale tra me ed Eleonora è cominciato solo in seguito, quando mi è stato chiesto di realizzare un passo a due su musica barocca per la trasmissione “L’Italia è bella” condotta da Pippo Baudo. Poco dopo è arrivata la proposta del videoclip. Vasco aveva scelto Eleonora e lei aveva proposto me”.
Un successo tutto italiano per un coreografo che lavora principalmente all’estero. Queste le tappe del suo percorso: comincia a creare per il Bavarian State Ballet di Monaco di Baviera una produzione all’anno e dopo una breve parentesi come direttore del Maggio Musicale Fiorentino diventa coreografo free lance lavorando per compagnie internazionali quali Balletto dell’Opera di Ginevra, dell’Opera di Parigi, dell’Opera di Vienna, National Ballet of Canada, New York Choreographic Institute (New York City Ballet), Ballet du Capitole di Tolosa e altri. Il legame con Monaco è forte, tanto che vi ritorna come ospite per aprire la Settimana della Danza nel 2006 con “Century Rolls” per Lucia Lacarra.
La svolta arriva alla fine del 2011, quando Manuel Legris - che aveva ospitato a Vienna la sua versione in due atti di “Carmen”, lo chiama per realizzare le coreografie del Concerto di Capodanno. La location? Il Castello Belvedere che ospita il museo omonimo: una decina di sale dove far danzare i ballerini sulle musiche di Strauss. “Ci voleva un’idea innovativa per un simile contesto – racconta – come il passo a due a piedi scalzi sullo sfondo de Il Bacio di Klimt. Oppure Il Bel Danubio Blu pensato come il sogno di una giovane coppia di visitatori innamorati”. La scala di marmo che porta alle sale del castello diventa così la porta fra due dimensioni, onirica e reale.
Lavorare in un museo aperto ai visitatori è stato difficile? “In uno spazio museale il minimo errore puà causare una catasrofe”. Incidenti di percorso? “L’ultima prova mezz’ora prima della diretta è stata comica – risponde – è andato tutto storto: porte che non si aprivano ed impedivano l’ingresso alle altre sale, scivolamenti. Un disatro. Ma quando la generale va male lo spettacolo di solito va bene”. Infatti. Il successo è strepitoso e sorprende i tradizionalisti.
Eppure il suo linguaggio, dalla forte fisicità e dinamismo, s’inserisce nella tradizione classica. “La mia formazione è accademica – racconta - mi sono diplomato alla Scala dove in seguito sono diventato primo ballerino. Devo molto alla formazione scaligera perché mi ha dato gli strumenti per affrontare ogni tipo di repertorio”.
A proposito di accademie, dal Bolshoi al Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi, dalla John Cranko Schule di Stoccarda all’Accademia della Scala di Milano e Scuola Superiore Rosella Hightower di Cannes: Lavorare per i giovani è stimolante? “Prediligo il lavoro con i professionisti ma dai giovani ricevo entusiasmo”, risponde. La sua fonte d’ispirazione? La musica. “Spazio dal classico al contemporaneo d’avanguardia: Luigi Nono, Kurtag, Sciarrino, Ligeti. E adoro lavori su commissione da parte di compositori viventi con cui sviluppare un work in progress”. Come il suo “Sogno” tratto da Strindberg, che vince nel 1998, con musica di Frank Singer, il prestigioso premio Benois de la Danse a Mosca.
“Insomma, non mi pongo limitazioni di genere. Sono andato via dall’Italia perché desideroso di esplorare nuovi orizzonti”. Tra i nuovi progetti, per la Compagnia Nazionale di Balletto di Sarajevo “Dialogues on Stabat Mater”, brillante rivisitazione di Lera Auerbach del capolavoro di Pergolesi e poi “Relazioni pericolose” per il Ballet du Capitole di Tolosa. Infine il ritorno al National Ballet of Canada con “Carmen” e un futuro progetto ancora in trattativa per il Royal Danish Ballet .
Ripensamenti per il posto fisso? “Assolutamente no - conclude- rinunciare alle sicurezza di una grande istituzione per me è stato un bene: mi sono aperto al mondo”.